giovedì 1 maggio 2014

Il Primo Maggio, festa del "c'era una volta".


Festeggiare il lavoro oggi in Italia equivale a ricordare una persona cara che ora non c'è più. Ci si potrebbe sedere in cerchio e gli adulti potrebbero cominciare a raccontare ai più giovani, che non l'hanno mai conosciuto, come era il lavoro.
Racconterebbero che ci si alzava ogni mattina e lo si andava ad abbracciare, ci si passava assieme solitamente otto ore e poi si tornava a casa, magari stanchi ma soddisfatti, ed ogni mese puntuale lui pagava la devozione con uno stipendio. Qualsiasi cosa succedesse lui era sempre lì, sapevi che su di lui potevi sempre contare, e assieme ci si costruiva una vita, una famiglia, insomma si disegnava insieme il progetto della propria vita e pian piano lo si attuava.

Tanto era la devozione e la riconoscenza verso il lavoro che l'uomo decise poi di dedicargli una giornata in cui celebrarlo, il 1 maggio.
Una bella storia, per molti ragazzi una fiaba in cui ormai non si sa più se crederci o meno; il cuore vorrebbe ma la ragione guarda ai fatti e grida alla fantasia.
Con la scomparsa del lavoro anche il 1 maggio ha perso il suo significato iniziale. Se ci venisse a trovare qualcuno da un mondo parallelo penserebbe che in questo giorno celebriamo un tizio di nome Che Guevara, che a giudicare dai numerosi concerti che invadono numerose piazze della penisola si potrebbe pensare che sia stato un grande rocker.
Il primo maggio sembra diventato un giorno in cui darsi al divertimento proprio per non pensare all'assenza del lavoro che angoscia in tutti gli altri giorni.
Tra i concerti in questo giorno si incontra gente con varie filosofie sull'argomento e sul valore da dare ad oggi alla giornata, tra questi troviamo:

Il rivoluzionario: Maglietta Che Guevara verde, birra in mano, iphone in tasca, prima fila.

Il comunista: Maglietta Che Guevara rossa, in una mano la bandiera di cuba, nell'altra uno spinello, iphone nella borsa dell'amica, fila centrale.

L'ubriacone: Maglietta Che Guevara bagnata, affianco una cassa di birra dall'eurospin portata da casa, iphone non ricorda più dove l'ha messo, ultima fila.

L'intellettuale: Camicia, giacca, spilla di Che Guevara, l'iphone in mano, piazza limitrofa al concerto.

Il turista: Maglietta Che Guevara imbustata appena comprata, in mano Reflex, iphone nel marsupio, McDonald's più vicino al concerto.

In un panorama di disoccupazione così angosciante nel nostro Paese è rincuorante che un giorno all'anno almeno chi vende le magliette di Che Guevara riesca a guadagnare qualcosa.










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